Occorre darsi una prospettiva che almeno per la "riva sinistra" possa servire per orientarsi nel labirinto che negli anni essa stessa si è costruita, inseguendo la destra sul suo terreno. "Ridiventa straccio e che il più povero ti sventoli "scriveva Pasolini rivolto alla bandiera rossa. Si perché alla prossima tornata elettorale sarà spazzata via. L'unica possibilità, almeno per la "riva sinistra", (ed è comunque un azzardo) è di valutare un appoggio esterno al governo Draghi vincolato ad alcune questioni determinanti: Difesa degli strati più deboli allo stremo (ormai quasi un terzo della popolazione). Non si può più attendere è davvero a rischio la coesione sociale,anche perchè con il fascismo latente in Italia e in Europa non si può scherzare. Calendarizzare riforme istituzionali compresa l'organizzazione della Repubblica,( legge elettorale proporzionale con possibilità di scelta del proprio parlamentare ) Alternativa? L'eutanasia di quel che resta del progressismo,(la sinistra è in terapia intensiva e non ci sono segni di risveglio) Come nel libro di Marquez siamo già dentro la cronaca di una morte annunciata. In Sardegna siamo ormai avvitati nella spirale di una crisi economica e sociale drammaticamente seria. In contesti come questi risultano fastidiosi i silenzi della politica isolana e ancora di più di coloro i quali pensano e dicono che tutto ciò che si muove a Roma non ci riguarda, posizione anacronistica e dannosa, sostanzialmente stupida. Noi pensiamo invece che, una volta tanto, il consiglio regionale in seduta congiunta con tutti i parlamentari e con tutto il sistema delle autonomie locali, sindaci in primis, dovrebbe chiedere o meglio pretendere poteri e risorse, cioè modifiche statutarie tali da consentire la pienezza di poteri per disegnare il futuro della nostra terra e le risorse necessarie per attuarlo. A partire dalla attuazione dell'articolo 13 dello statuto vigente : le risorse per un piano di rinascita da sommare ai fondi europei. Su questioni come queste si dovrebbe chiamare l'assemblea del popolo sardo per attivare una grande discussione sul futuro della nostra terra. Oggi la situazione è tale che si rende necessaria una mobilitazione generale, esattamente come negli anni 50.