Muore di interessi economici enormi che hanno fagocitato l’idea che l’accesso alle cure deve avere una gestione pubblica, unica garanzia di un accesso universale alla salute. Muore di scorribande rivoltanti dal sapore rancido del voto-scambismo i cui ingredienti sono solo due: un posto par-time da parcheggiatore precario a te, un voto tuo e della tua famiglia a me. Muore di inefficienze interessate, di lottizzazioni di posti di potere, di numeri chiusi per l’accesso a medicina e per l’accesso alle scuole di specializzazione. Muore di precariati inaccettabili proposti a giovani che se ne vanno. Muore di condizioni di lavoro allucinanti per medici e personale sanitario. Muore di silenzi annosi, interessati, di gente che ha fatto e ha lasciato fare. Oggi, la sanità in Sardegna, peggio non potrebbe andare. Cade pezzo a pezzo, in un devastante effetto domino che sembra orientato a rotolare sempre più in basso, con progetti di riforma faraonici e pomposamente annunciati dove manca la materia prima per la loro realizzazione.
Mancano i medici, mancano gli specialisti, manca la lungimiranza di riformare tempestivamente il sistema formativo con investimenti per le università, manca la volontà di rendere disponibili negli ospedali i giovani specializzandi retribuendoli dignitosamente, manca la volontà di andare verso assunzioni stabili e di affermare che il precariato, assunto a vangelo di questa epoca, è un disastro dappertutto. Oggi tutti in piazza. Chi ha preso le decisioni in passato e chi le prende oggi protestando contro sé stesso. In un calderone indistinto dove tutto è sfumato e il disastro non è figlio di nessuno.
Noi siamo con tutti quelli che oggi protestano. Magari meglio, nel caso dei partiti, se protestano onestamente evitando di sfumare la responsabilità delle loro scelte e dei loro silenzi. Meglio, nel caso dei comitati, se evitano l’antipolitica che non distingue tra chi ha fatto le scelte scellerate e chi le ha combattute e, ancora meglio, se ricordano che ogni paese ha la classe dirigente che si merita e che deriva, dritta dritta, dalle scelte di voto dei cittadini.
Sabato i RossoMori saranno a Nuoro alla manifestazione organizzata da CGIL, CISL, UIL perché i sindacati, avranno anche la loro parte di responsabilità, ma oggi, di tutto c’è bisogno, tranne che di continuare a delegittimarne il ruolo. Sabato a Nuoro, in piazza Vittorio Emanuele.
Lucia Chessa segretaria nazionale RossoMori