Il nostro è un NO DECISO e senza compromessi, urlato in piazza e rivolto a tutti popoli. Un NO contro le grandi economie di guerra, quelle economie che sono gestite dai grandi gruppi speculativi che fanno grandi affari e hanno le mani grondanti di sangue di innocenti. La guerra interessa solo i potenti, i ricchi, ma sono i popoli a piangere i loro cari. Noi RossoMori siamo per la autoderminazione dei popoli e sopratutto delle minoranze che hann il diritto di avere i propri sistemi di vita senza nessuna ingerenza esterna da parte dei così detti potenti.L'Europa in declino piange la morte di tantissime persone Russe e Ucraine e piange per la mancanza di lavoro, di prospettive e anche di libertà. la stessa che viene negata per gli interessi milardari dei grandi gruppi finanziari che nella melma di questa guerra traggono profitti. Noi RossoMori siamo per la democrazia e la libertà, la mancanza di questi due fattori ha storicamente portato alla guerra . Dobbiamo ribaltare questi fattori e ripristinare lo Stato di Diritto che con un colpo di mano stanno smobilitando
PREMESSA C’è bisogno in Sardegna di un nuovo progetto politico. Le organizzazioni politiche in calce, riunitesi in data odierna a Cagliari, dopo un confronto aperto a franco, promuovono l'apertura di un percorso di dialogo aperto e inclusivo che si ponga il traguardo di costruzione di uno spazio politico di radicale alternativa all'attuale quadro politico Sardo. Non sfugge a nessuno il pesante peggioramento delle condizioni di vita delle sarde e dei sardi, l’impoverimento generalizzato, la compressione delle opportunità, gli ostacoli sempre più pesanti che impediscono l’accesso a diritti essenziali quali salute, lavoro dignitoso, rappresentanza, equità e riconoscimento, in un contesto di svilimento del pur debole statuto di autonomia speciale. In quest'ottica è indispensabile non solo il miglioramento ma anche il rafforzamento dello statuto speciale sardo. I due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra che, da troppo tempo, si avvicendano alla guida della regione, hanno già dimostrato tutta la loro incapacità a dare risposte adeguate ai bisogni delle sarde e dei sardi. Hanno governato pressoché in continuità arrecando danni alla nostra terra ed al suo popolo, presentandosi come oligarchie consolidate legate da interessi trasversali. Si sono fintamente divise in maggioranze e opposizioni di facciata, ma hanno portato avanti le medesime politiche in settori strategici quali sanità, scuola, governo del territorio, ambiente e lavoro. In questo senso, la nostra condanna dell’operato della giunta Solinas, che trova ispirazione nel governo Meloni, pur se netta e senza appello, non può farci dimenticare che le politiche da essa promosse sono in perfetta continuità con quelle delle amministrazioni precedenti. La metà delle sarde e dei sardi che non va a votare certifica l’insufficienza degli schieramenti politici, di centrodestra e di centrosinistra a rappresentare il Popolo sardo e le sue aspirazioni. UN PROGETTO POLITICO NUOVO E’ necessario un progetto politico-sociale nuovo, alternativo culturalmente ed elettoralmente ai poli esistenti che si impongono nelle istituzioni solo grazie a leggi elettorali da loro appositamente architettate, ma che non sono maggioranze reali perché sono ben lontane dal rappresentare i diritti, i bisogni, le fatiche, i desideri, le aspirazioni e persino i sogni delle sarde e dei sardi. Per fare ciò è necessario promuovere un percorso di dialogo aperto e inclusivo che abbia cometraguardo la costruzione di uno spazio politico di radicale alternativa all’esistente. Un luogo politico ampio che sappia coniugare le battaglie e i valori dalla sinistra storica di classe e le istanze dell'autodeterminazione nelle storiche espressioni politiche (indipendentismo, autonomismo, federalismo). Uno spazio antiliberista, antifascista, pacifista, ambientalista, anticoloniale e femminista intersezionale, che riconosca a tutto campo la pratica dell’autodeterminazione. Un luogo di superamento delle discriminazioni contro la lingua e la cultura dei sardi per la normalizzazione e l'ufficializzazione del sardo e di tutte le minoranze linguistiche, contro la rimozione della nostra storia. È necessario dare rappresentanza ai movimenti di lotta presenti in Sardegna a difesa della stato sociale e degli interessi e dei beni delle popolazioni locali. Che si ponga l'ambizione del solidarismo, della costruzione di un nuovo blocco sociale e politico alternativo al duopolio coloniale e capace di dialogare in modo sinergico con le realtà in lotta in tutta Europa. Lavoro, ambiente, salute, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, rifiuto del militarismo e della guerra, diritto alla mobilità, tutela e accesso ai beni comuni, rifiuto e superamento del rapporto di subalternità che storicamente lega la Sardegna all'Italia ; rifiuto del verticismo, attenzione reale agli esclusi, ai più deboli, riconoscimento per tutte e tutti di dignità e opportunità sono i nodi sui quali occorrerà misurarsi. Occorre capire che siamo nel pieno di un’emergenza, la quale impone che forze anche diverse tra loro, ovviamente all’interno di valori comuni, uniscano le proprie forze per creare un fronte popolare che resista al degrado. Occorre portare all’attenzione di un dibattito ampio che il continuo finanziamento della guerra, originato da totale appiattimento sulle posizioni NATO e sostenuto bipartisan, sta generando un impoverimento delle classi sociali più deboli, con una sottrazione di ingenti risorse allo stato sociale che si che si abbatte in maggiore misura sul nostro territorio già gravato da servitù di ogni genere, che sono causa di un drammatico spopolamento e di una emigrazione forzata. Tralasciando, inspiegabilmente, ogni tentativo reale di soluzione diplomatica del conflitto. Occorre prepotentemente portare alla attenzione di un dibattito pubblico serio la questione del deficit di legalità che caratterizza la pratica politica in Sardegna impattando negativamente sull’esercizio dei diritti, sul rispetto del principio di uguaglianza, sulla garanzia che i beni comuni restino tali, sullanecessità che la pubblica amministrazione sia imparziale, sul dovere che la politica non sia il luogo di privilegio e arricchimento personale. L’etica nella azione politica deve essere riportata al centro dell’attenzione e deve essere affermato chiaramente che è irricevibile il danno generalizzato da corruzione e pratiche diffuse di illegalità generano sul piano economico, sociale e della agibilità democratica. Occorre costruire l'alternativa, chiamando all’impegno politico diretto tutti i cittadini e in primo luogo quelli organizzati in associazioni e movimenti che su tanti fronti esprimono la loro partecipazione e il loro impegno civico a difesa dei diritti, dell’ambiente, della diffusione della cultura, della legalità. Sono urgenti scelte politiche e di governo radicali, caratterizzate da un deciso cambio di prospettiva, agendo dal basso e che facciano della lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie sociali un punto dirimente. Occorre individuare alcuni punti irrinunciabili attorno ai quali aprire una discussione che porti alla definizione di un programma elettorale e prima ancora di un progetto di lungo respiro verso un nuovo modello di società e di Sardegna. I temi che debbono essere posti alla attenzione delle politiche di governo della Sardegna saranno: • Introduzione di un reddito minimo garantito contro la precarietà e la disoccupazione che va collegato alla Sardegna, in riferimento anche al lavoro stagionale, al precariato e ai finti tirocini. In Sardegna è necessario porre le basi per contrastare attivamente lo sfruttamento dei lavori stagionali e dei servizi, dovuto sia a una mentalità padronale improntata sulla negazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sia dalle condizioni strutturali dovute alla politica di svendita del territorio al turismo d’élite e dalle prepotenti infiltrazioni mafiose che gestiscono affari e attività connesse a un modello di sviluppo spesso in antitesi con l’idea di salvaguardia degli interessi dei sardi (ambiente, diritti delle e dei residenti e delle lavoratrici e dei lavoratori). • Affermazione e pratica del principio di autodeterminazione del popolo sardo sulle scelte di governo della Sardegna, in ambito socio-culturale e politico come la sanità, i trasporti, la scuola e la fiscalità per una gestione diretta e consapevole del territorio negli interessi delle nostre 377 comunità. • Dismissione di tutti gli insediamenti militari, a qualsiasi fine destinati.Smantellamento dell’industria bellica con mantenimento dei livelli occupazionali finora legati al settore Difesa attraverso il reimpiego della forza lavoro nelle opere di bonifica e nella tutela ambientale affinché la Sardegna sia terra salubre e di pace. • Stop senza appello ai progetti criminali di saccheggio energetico da parte delle lobbies del solare e dell’eolico: la parola, su questi temi, torni alle comunità che vivono nei territori così come riappropriazione da parte dell’attore pubblico della gestione dei beni pubblici comuni come l'acqua, i trasporti, la sanità, la scuola sino al comparto energetico. Il rilancio del diritto alla mobilità delle sarde e dei sardi e il potenziamento e l'ammodernamento della rete stradale e ferroviaria sarda. Il ripristino delle strutture sanitarie ospedaliere e ambulatoriali chiuse per effetto delle “ristrutturazioni” degli ultimi anni. La difesa strenua di una scuola pubblica, laica e gratuita che sia argine alla dispersione scolastica e allo spopolamento, e valorizzi la storia, la lingua e la cultura sarda; Si tratta dunque di un percorso politico nuovo, aperto, largo, che ambisce a coinvolgere tutti i soggetti che abbiano interesse e motivazione a parteciparvi, che richiami ad una forte mobilitazione di intelligenze e di speranze che si attivino per costruire una prospettiva comune, alternativa alle forze oggi in campo, capace di fare sintesi alta di cultura, di sensibilità sociali, di esperienze politiche differenti. Senza primogeniture e marchi ideologici. In ragione di ciò nel mese di settembre si proporrà un'assemblea pubblica e aperta a tutte e tutti coloro che vorranno partecipare sia come organizzazioni esistenti che come cittadine e cittadini per la costruzione di un fronte popolare sardo. La strada per il riscatto del Popolo sardo è ancora lunga, ma chi da sempre lotta per la tutela dei beni comuni, per l’autodeterminazione e l'emancipazione delle classi popolari e lavoratrici sarde ha oggi aperto un cammino di partecipazione e lotta per l’emancipazione di tutte e di tutti.
Cagliari 31/07/2023
PRC – SE - Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea PaP - Potere al Popolo PCI - Partito Comunista Italiano ProgReS - Progetu Repùblica de Sardigna iRS — Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna RossoMori
Quando sono stata eletta, due anni fa, segretaria nazionale del partito RossoMori, l’assemblea degli iscritti mi ha dato un mandato: quello di provare a capire se c’era la possibilità di un dialogo serio e onesto tra il mondo dell'autodeterminazione in tutte le sue specificazioni (indipendentisti, autonomisti, federalisti) e i partiti cosiddetti “italiani” non collusi con i danni irreparabili che centro-destra e centro-sinistra, a turno al governo della regione, da troppi anni stanno facendo alla Sardegna. Non sfugge a nessuno il pesante peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini sardi, l’impoverimento generalizzato, la compressione delle opportunità, gli ostacoli sempre più pesanti che impediscono l’accesso a diritti essenziali quali salute, lavoro dignitoso, rappresentanza, equità. I due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra che hanno governato pressoché in continuità hanno dimostrato chiaramente ciò che sono: oligarchie consolidate e legate tra loro da interessi trasversali, fintamente divise in maggioranze e opposizioni di facciata, ma fautori delle medesime politiche in settori strategici quali sanità, scuola, governo del territorio, ambiente, lotta alla povertà e alla disoccupazione.
Cosa salverà la Sardegna? Gli ultimi accadimenti stanno sollevando quel velo di seta preziosa attraverso il quale tutti abbiamo guardato vedendo ammalianti e sensuali sirene. Un mondo di potere, soldi, ricchezze che fanno da contraltare alla infinita crisi di cui la nostra Terra è attanagliata e che morde forte giungendo alla carne viva.
A s’agabu de sos annos ’60 in totu s’otzidente b’at unu suluvertu polìticu e culturale, pilisadu mascamente dae sas protestas de sos istudentes. In Sardinna su logu da ue moet custu biliurdu non est Casteddu o Tàtari, inue b’at sas duas universidades sardas, ma unas cantas biddas de s’internu, inue operant tzìrcolos culturales animados dae zòvanos. Una de custas biddas est Orgòsolo. S’istòricu inglesu Eric Hobsbawm at iscritu chi duos fiant sos tzentros europeos de sa cuntestatzione de su sessantoto: Parizi (sa Sorbona), pro su chi pertocat sa sotziedade avantzada, e Orgòsolo, pro cussa rurale. B’at de nàrrere chi Orgòsolo in cussos annos si distinghet pro tres momentos de protesta, concruidos cun sa lota de Pratobello. Custa est istada assegurada in amistade e bonas maneras in su mese de làmpadas de su 1969 dae sa popolatzione, cuntrària a sa nàschida de unu polìgonu militare in sas terras de su Cumonale, garante de pàsculos e assidonzu pro su bestiàmene orgolesu. In antis, però, bi nd’at capitau àteros duos. Su primu in su mese de santandria de su 1968, cando una protesta, connota comente “I quattro giorni della Repubblica di Orgosolo”, ponet sa chistione de sas zonas de intro de Sardinna in manera noa e rivolutzionària. Su segundu, in sos primos meses de su 1969, est sa rebellia contra a su disinnu, elaboradu dae sa Generalpiani, de fàghere unu parcu natzionale in s’area de su Gennargentu. Cust’ùrtimu disacordu non pertocat Orgòsolo ebia, ma unas cantas biddas de Barbagia, e finas de Ozastra e de Baronia, a sas cales no ant postu in pàrrere su disinnu de su parcu e chi, duncas, s’intendent ispossessadas de su territòriu issoro. A pàrrere de su Tzìrculu de sos zovanos de Orgosolo, ànima de sas cuntestatziones, parcu e polìgonu de Pratobello faghent parte de su matessi disinnu: gherrare su banditismu controllande e militarizzande su territòriu e imponende, in logu de su pastòriu, àteras formas de produtzione. Si sas primas duas protestas, cussas de “I quattro giorni della Repubblica di Orgosolo” e pro “Su parcu”, ant interessadu petzi una parte de sa popolatzione, a Pratobello est essida totu sa bidda. Custu sentidu de comunidade est istadu unu de sos elementos chi ant distintu sa lota; sos àteros sun istados sa rebellia paghiosa, sas fèminas in prima ria, sa capatzidade comunicativa, sas detzisiones leadas dae sas assembleas populares e non dae pagos. Pratobello, ma su sèmene che fiat ghetadu zai dae “Sas bàtoro dies” de su mese de santandria de su 1968, at istabilidu chi nemos, mancu s’istadu, podet impònnere cale si siat cosa chene pedire in antis su pàrrere a sa zente, amentande, duncas, su deretu de una comunidade de pòdere detzìdere issa ite fàghere in su territòriu suo. Pratobello at naradu chi depent èssere sos sardos a disinnare sa crèschida de sa Sardinna, chi non si podent atzetare modellos de isvilupu chi nudda ant ite bìdere cun sa cultura nostra. Pratobello at postu su sèmene pro cumintzare a pessare a s’amparu de s’ambiente e a s’abaloramentu de su territòriu comente elementos de identidade de unu pòpulu. Ma custa rebellia at lassadu trata o est solu un’amentu? Ite b’at abarradu oje de cussas dies de làmpadas de su 1969? Ite ant imparadu sos sardos dae sa lota de Pratobello? In custos ùrtimos chimbant’annos semus resessidos a parare fronte e mantènnere barra a s’istadu italianu? Semus resessidos a beru a fraigare unu disinnu de isvilupu econòmicu e sotziale pessadu in Sardinna e no impostu dae modellos culturales e econòmicos istranzos? Ite semus resessidos a faghere in contu de amparu de s’ambiente, de abaloramentu de su territòriu, de limba, cultura, economia, turismu, continuidade territoriale? In àteras paràulas, sos sardos ant mantesu s’ànimu e sa balentia de Pratobello? Si pesso a sas bases militares mi paret chi nono. In Sardinna amus su 60%, de su totale natzionale, prus de 35.000 ètaros de terrinu. In prus, cando faghent sas esertzitatziones, non si podet jumpare dae sa terra firma e piscare in unu tretu de mare de prus de 20.000 chilòmetros cuadratos, mannu belle cantu a totu sa Sardinna. S’acordu firmadu su 18 de nadale de su 2017 dae sa Rezione sarda cun su Ministeru de sa Defensa cumintzat a pònnere carchi làcana pro minimare sa presèntzia militare in Sardinna. Ma pro como non cambiat nudda, francu chi non si podent fàghere esertzitaziones dae prima die de làmpadas a su trinta de cabudanni e chi s’istadu nos at torradu pagos metros de plàja (Porto Tramatzu, in su polìgonu Teulada, e S’enna e s’arca, in cussu de Capo Frasca). Ma s’acordu non faeddat de totu sas conseguèntzias chi finas a como sos polìgonos militares ant causadu a òmines, bestiàmene, a sas abas e a totu su territòriu, impestadu de cada porcheria. Duncas, non s’allegat de salude e de bonìficas. Si pesso a s’economia, sa cosa non càmbiat. Deretu in sos annos a pustis de Pratobello s’istadu italianu at sighidu cun su disinnu, zai aviadu in sos annos ’60, de pònnere a bandas su pastoriu pro nos impònnere modellos de produtzione industriale chi ischimus comente sunt andados a finire e chi como nos ant lassadu petzi tzimitòrios de tzimentu, incuinamentu, maladias e currutos. S’indùstria turìstica nos at impostu unu turismu detzisu e guvernadu dae foras e non pessadu in Sardinna, fraigande e mandigande tretos de territòriu sena abalorare sas siendas culturales, archeòlozicas e eno-gastronòmicas de sa Sardinna. Si pesso a su raportu cun s’Istadu italianu non b’at abarradu nudda de s’eredidade de Pratobello. In tema de impòsitos, pro nàrrere, s’istadu italianu non nos at mai reconnotu su chi nos tocaiat pro leze. B’at chèrtzidu chi arribaret Renato Soru pro pesare biliurdu e nàrrere a s’Istadu italianu de rispetare s’artìculu 8 de s’Istatutu sardu. Oje sa Vertenza entrate che paret issirrinida, ca dae como in susu ischimus a seguru cantu sunt sas intradas nostras. Ma a cale prèju? Si non torramus a cuntratare s’artìculu 8 de s’Istatutu no amus a ressessire a crèschere, ca non semus a tretu de mantènnere a gàrrigu nostru sanidade, trasportu pùblicu locale, continuidade territoriale. In àteras chistiones che a s’insularidade, pro nde numerare una, non resessimus su matessi a li mantènnere barra e a pretèndere sos deretos nostros. Comente non resessimus a fàghere aplicare s’art. 13 de s’Istatutu chi narat: “lo Stato, col concorso della Regione, dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’Isola”. E tando tocat de gherrare pro un’àteru Pranu de Rinàschida, pessadu custa borta in Sardinna, dae sos sardos. S’ànimu de Pratobello no l’amus mantesu mancu in contu de limba sarda, chi si faeddat semper prus pagu, de istòria sarda, chi in sas iscolas non s’istudiat pro nudda. Su matessi si podet narrer de sa poesia. Sas garas poèticas si che sunt morinde. Che semus imbolande totu su chi est nostru e batinde e abalorande cussu chi benit dae foras, totu su contràriu de su chi nos at lassadu sa lota de Pratobello. De reghente fortzis amus àpidu unu momentu inue s’ànimu de Pratobello pariat torrande a essire a campu: cun sa Zunta de Renato Soru, chi aiat unu prozetu de crèschida econòmica e sotziale pessada in Sardinna e pro sos sardos e inue, a beru, custa crèschida depiat caminare paris cun identidade, cultura e amparu de su territòriu. Est finas gràtzias a su Piano Paesaggistico regionale si b’at àpidu una cussèntzia prus crara de cunsiderare su territòriu sardu comente su bene de prus importu de s’ìsula nostra. Finas sas lotas e rebellias de sos moimentos sardistas, autonomistas e indipendentistas custos ùrtimos annos ant ispainadu ideas, sensibilidade e cussèntzia pro sa defensa de su territòriu sardu, ma mancat unu disinnu unitàriu comente amus bidu in sas ùrtimas eletziones polìticas e rezionales. E Orgòsolo at mantesu s’ànimu e sa balentia de Pratobello? Pro parrer meu, Pratobello in bidda at lassadu unu rastu mannu: dae tando sa zente at cumintzadu a s’interessare semper de prus a sas chistiones chi pertocaiant sa bidda, aministradores de gabale fèminas, sìndigos abistos, cultura e apertura a su cunfrontu. Pratobello at finas ispiradu poetas e artistas. Su muralismu cumintzat gràtzias a unu de sos animadores prus abistos de su Tzìrculu, Frantziscu Del Casino, òmine de bonos sentimentos e de bonu coro, pro su cale no ant èssere mai bastantes sas paràulas pro li torrare gràtzias pro su chi at fatu, e sighit a fàghere, pro sa bidda orgolesa. Medas manifestos de sa lota de Pratobello, pintados dae Del Casino, a pustis sunt diventados murales. Cun Pratobello Orgòsolo, dae terra de bandidos, diventat sìmbulu antimilitarista e de rebellia a sas prepotèntzias. Sa lota de Pratobello nos at lassadu cussos terrinos netzessàrios pro su pastoriu e, duncas, pro s’economia de sa bidda. E ite amus fatu? Comente los amus tratados? Antonello Satta at iscritu chi Pratobello est istadu finas una lota pro difèndere e mantènnere sa “collettivizzazione delle terre”: su Cumonale est de totus. Est galu gasi? In antis si moiat in tràmuda cun sas berveghes, dae santandria a binti de màju, e a istulare, cun berveghes e porcos, dae primos de trìulas finas a totu cabudanni. Finas a s’agabu de sos annos ’70 b’aiat su vardau; dae su binti de martzu a su binti de màju non si podiat pàschere su bonu de su Cumonale. Como totu custu non b’est prus e, duncas, su terrinu abarrat gàrrigu totu s’annu de bestiamene. Unas cantas pessones si che sunt aposentadas in su Cumonale e lu ponent comente chi siet propiedade privada. Àteras, ingulimadas dae polìticas comunitàrias discutìbiles, mantenent su bestiàmene in su Cumonale petzi pro sos contributos. Àteras galu ant segadu e disbuscadu chene critèriu su padente pro fàghere dinare, beninde mancu, duncas, a sos printzìpios de “l’uso civico del legnatico”. A su nàrrere de medas, su Cumonale est unu disisperu, est postu a muntonarzu, che lu semus isperdende e in prus semus gherrande cun sa Peste suina africana e, in custos ùrtimos annos, finas cun sa Trichinella. Sa cosa curiosa est chi in su 1969 ch’amus mandadu sos militares pro amparare su territòriu nostru. Como, belle chimbant’annos a pustis, pro amparare su matessi territòriu e cuntrastare su pàsculu abusivu sos militares los amus mutidos. Tocat de torrare, duncas, a sos printzìpios chi ant ghiadu sa lota de Pratobello, sa solidariedade e sa zustesa e punnare a s’abaloramentu ambientale, culturale, econòmicu ma finas èticu de su territòriu, ca est sa sienda de prus importu de sa bidda nostra. Sos balores de identidade e comunidade, chi no ant tzèdiu a sa lòzica mercantile e liberista, su de andare a dae in antis cun coerèntzia, finas arriscande de abarrare isolados, s’apertura a su cunfrontu – non cheret a ismentigare s’internatzionalismu de cussos annos; in su Tzìrculu de sos zòvanos de Orgòsolo b’at coladu esponentes de unu muntone de moimentos polìticos istranzos, dae sas “Pantere nere”, a sos africanos chi gherraiant contra a s’Apartheid, a òmines de sa resistèntzia palestinesa - chi ant distintu sa bidda orgolesa in su 1968/69 e in sos annos imbenientes nos depent torrare a inditare s’àndala pro sighire sa rebellia paghiosa. B’amus a resessire? Eo no nd’apo idea, ma mi diat agradare a intèndere a tziu Zosepe Rubanu, àteru òmine de gabale a su cale Orgòsolo depet a beru meda, cantande torra sos versos de cussa poesia meravillosa: oe a Pratobello tot' unidos fizos tuos falados sun in lota.
Banne Sio
Si scontrano di nuovo, e questa volta in Ucraina, due imperialismi. Uno è quello dell’autoritarismo oligarchico di Putin, al potere da 25 anni, detentore di un patrimonio personale di incalcolabili dimensioni, padrone assoluto di un paese nel quale le voci critiche si mettono brutalmente a tacere e gli oppositori sono arrestati e misteriosamente avvelenati.
Venerdì 17 Dicembre a Sanluri in un incontro organizzato dal partito RossoRori, abbiamo parlato di energia. Noi pensiamo che ci siano una serie di questioni sulle quali, un pensiero politico di sinistra e autonomista, che non sia pigro e rinunciatario, non può fare a meno di riflettere.
Il Partito RossoMori cogliendo e interpretando un bisogno di chiarezza nell'ambito della coltivazione della canapa in Sardegna, del suo utilizzo e delle normative spesso contraddittorie in questo settore, e nell'intento di dare allo stesso tempo una prospettiva di opportunità, di sviluppo e di reddito, ha organizzato un riuscitissimo convegno (Tonara 27-11-2021)
Sabato 23 ottobre, alle ore 17.00 in piazza Vittorio Emanuele a Nuoro, Rossomori organizza un sit-in in difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute.
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