La politica deve essere libera, lineare e pubblica nelle scelte e nei confronti

30 Novembre 2023 by Editoriale 768 Views
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I latini usavano iniziare i loro discorsi andando dritti al dunque. In “medias res” dicevano, che vuol dire “in mezzo alle cose”. E questa volta lo faccio anche io. Vado dritta al dunque. Renato Soru, impegnato a costruire il percorso politico della sua “Rivoluzione gentile”, attraverso un suo collaboratore, mi ha chiesto un incontro. Ho accettato a patto che l’incontro fosse pubblico, in streaming, ha rifiutato.

E dunque niente.

Cosa c’è di male a chiedere un incontro pubblico a Renato Soru quando lui, attraverso un suo collaboratore, ti chiede un incontro riservato? A me sembra non ci sia niente di male. Non mi piacciono le riunioni private in politica. Anche quando c’è la fila per essere ricevuti, anche se la richiesta di percorsi trasparenti è così inconsueta da sembrare provocatoria, anche se, un “no” rivolto a chi evidentemente è abituato a molti “si”, è tacciato da “irragionevole protervia di piccoli gruppi”. Peccato! Avrei voluto chiedergli anzitutto con quale compagnia andrà alle elezioni, se mette un limite al perimetro della sua coalizione o se vanno bene tutti. Avrei voluto chiedergli cosa pensa della riforma della sanità Arru-Pigliaru, che il PD ha fatto mentre lui era segretario regionale, e che ha letteralmente desertificato sul piano sanitario enormi porzioni di Sardegna, riducendo in brandelli il diritto alla salute per chi non ha le possibilità economiche per comprarselo. Avrei voluto chiedergli perché, quando era segretario del PD e il suo partito aveva ben salde maggioranze in Consiglio, non ha provveduto a modificare quello schifo di legge elettorale sarda che prende il voto dei cittadini, lo distorce con premi e sbarramenti e poi produce un consiglio regionale che poco ha a che fare con quanto espresso dagli elettori. Sarebbe stata l’occasione giusta per rendere obbligatorie anche le primarie se ci si crede tanto, evitando che vi si ricorra a fasi alterne e secondo convenienza. Gli avrei chiesto di ricordarmi un suo intervento di protesta, da leader di spicco del PD isolano quale era fino a ieri, quando il II Governo Conte e il Governo Draghi sostenuti dal partito democratico, predisponevano le norme che oggi rendono possibile l’assalto speculativo dei signori che si credono padroni indisturbati del nostro sole e del nostro vento. E lo avrei fatto soprattutto perché siedono al suo fianco esponenti politici che a Roma votavano a favore di quelle norme. Gli avrei voluto chiedere con chi vuole far rinascere la Sardegna, con chi vuole portarla fuori dal Medioevo, se, per caso, con quelli che nel Medioevo l’hanno inchiodata. Un Medioevo fatto di oligarchie trasversali, voraci e solo fintamente avversarie. Fatto di clientele aggrovigliate ed inconfessabili che minano alla base le normali dinamiche democratiche e che, qualche volta, sfociano in deboli e inosservati rivoli giudiziari. Gli avrei chiesto come si pone sulla necessità di limitare per legge il numero dei mandati dei consiglieri regionali per evitare che troppi facciano di quel luogo la loro casa perpetua e posto che le condizioni della Sardegna non mi sembrano tali da far supporre che li si annidino grandi genialità. Gli avrei chiesto cosa ne pensa della privatizzazione delle società che gestiscono gli aeroporti sardi perché, forse mi è sfuggito, ma non ho sentito niente al riguardo e invece è importante, perché la Sardegna non è esente da pesantissimi intrecci tra politica e finanza. Insomma, queste ed altre cose gli avrei voluto chiedere, per fare chiarezza, perché io in politica ho bisogno di chiarezza per orientarmi bene. Ma avrei voluto chiedergliele davanti a tutti, perché non è naif pretendere trasparenza e perché i Rossomori che rappresento, con tutto il rispetto per le persone, non hanno niente da dire né da ascoltare, in privato. Né da Renato Soru, né da altri. Io non ho niente da dire che non possa essere detto davanti a tutti. Per noi, niente che riguardi la Sardegna e il suo governo è privato. E i Rossomori, che sono un partito profondamente rinnovato nella loro organizzazione statutaria e nel loro praticare alti tassi di democrazia interna, non sono lo strumento da utilizzare nelle prove muscolari tra una parte e l’altra del centro sinistra, che mi rifiuto anche di chiamare campo largo perché non sono interessata né ai cambiamenti nominali né alle rivoluzioni lessicali. Quindi, lascio gli incontri e le interlocuzioni privati a chi li ritiene utili. La Sardegna avrebbe bisogno davvero di una proposta nuova, un rinnovamento reale, nei metodi, nelle visioni e, se non vi sembra terra terra come discorso, anche nelle persone. Quando le bocce saranno ferme, si vedrà.

Lucia Chessa Segretaria Rossomori